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giovedì 31 agosto 2017

Quarant'anni fa... il '77 (capitolo XXI)

17 maggio: A Torino, in Barriera Francia, ragazze mascherate picchiano una studentessa anti-abortista. Attentato contro l’auto di Tindaro Martella professore di meccanica dell’Istituto Avogadro. A Roma, viene arrestato Michele Ditoma. Viene anche indetta un’assemblea in statale da AO, MLS, PCI per rompere con gli autonomi. A Nettuno, vicino a Roma, in una base dei NAP vengono trovate armi rubate il 12 marzo.
18 maggio: a Roma, gli autonomi per il forte presidio delle forze dell’ordine rinunciano al corteo non autorizzato e si riuniscono in assemblea all’Università. A Milano, viene assaltata da Prima Linea la sede della società ISEO, società per l’organizzazione e la formazione manageriale. A Bologna, un Nucleo del Movimento di Costruzione del Partito Combattente distrugge l’automobile di Diego Guzzani, vice-presidente dell’Associazione Industriali. A Genova, ordigno sotto l’autovettura di Michele Centonze, primario ginecologico dell’ospedale San Martino, rivendicato dall’Organizzazione Femminista Armata per la Liberazione Comunista. A Alcamo, attentato alla concessionaria Fiat: danneggiati due autotreni ed alcune automobili. A Melilli in provincia di Siracusa, distrutta l’auto dell’industriale Sebastiano Andolina. A Palermo, parzialmente distrutta con la dinamite, la villa del costruttore Umberto Castagna.
19 maggio: a Torino, attentato con lancio di molotov alle Edizioni Paoline. A Milano, azioni contro la MM rivendicate da Prima Linea, e contro i binari della SNIA di Varedo rivendicata dalle Brigate comuniste. La polizia carica gli ospedalieri autonomi, che scioperano contro l’abolizione della festività del 19. A Padova, nel corso di scontri tra autonomi e polizia una quarantina di macchine vengono incendiate, due supermercati espropriati, due agenzie immobiliari incendiate e un buon numero di colpi di pistola sparati da entrambe le parti. Vengono eseguiti numerosi arresti. A Firenze, quattro giovani armati entrano in un ufficio del “Cirrasca”(organizzazione per l’assistenza e la consulenza aziendale), tolgono il portafogli agli impiegati e scrivono sui muri: “Potere Comunista contro il lavoro nero”. A Bologna, l’ufficio del lavoro viene invaso da giovani che scrivono sui muri slogan contro il lavoro nero; viene bruciata un automobile del sostituto procuratore della Repubblica Pietro Capponi.
20 maggio: a Roma, in via delle Medaglie d’oro, due giovani in vespa sparano, a braccio teso, due colpi di pistola contro il segretario della sezione missina della Balduina, Enrico Tiano, di 25 anni. Perquisita la sede autonoma di via dei Volsci, per l’inchiesta sui fatti di Bologna. A Bologna, una bomba carta viene lanciata contro l’auto di un docente.
21 maggio: A Sassari, battaglia tra autonomi e polizia al concerto degli Area. In duecento si presentano ai botteghini per entrare senza pagare; la polizia spara in aria ripetutamente e fa cariche lanciando lacrimogeni, gli autonomi rispondono con una fitta sassaiola. A Roma, in risposta alla sparatoria di via Medaglie d’Oro, i fascisti assaltano per la quarta volta dall’inizio dell’anno, la libreria Feltrinelli di via del Babuino. Sempre a Roma, a Largo Ravizza, a Monteverde, quattro giovani studenti comunisti vengono presi di mira da un gruppo di neofascisti che sparano colpi di pistola. Una carica di notevole potenziale esplode verso le 4.30 davanti alla sezione del PDUP di via Pomponazzi. Attentato incendiario, contro la sezione missina di via Svampa a Primavalle, l’attentato viene rivendicato da Lotta Armata per il Comunismo. Le Unità Comuniste Combattenti lanciano diverse molotov e sparano contro la sede dei vigili urbani della XIX circoscrizione; altre due bottiglie incendiarie contro la sezione DC di via Lucio Elio Salano.
22 maggio: a Padova, comunicazione giudiziaria al prof. Antonio Negri docente di «Dottrina dello Stato» all’Università di Padova, per associazione sovversiva, firmata dal giudice istruttore del tribunale di Bologna Catalanotti, nel corso delle indagini iniziate dopo gli incidenti dell’11 marzo a Bologna. Nell’appartamento del prof. Negri, nel corso dell’inchiesta sull’autonomia operaia a Padova di Calogero, era stato arrestato il compagno Maurizio Bignami di Bologna, ritenuto complice del latitante Francesco Berardi. L’editore Giorgio Bertani è stato posto in libertà provvisoria. Un altro avvocato, Enzo Lo Giudice, sospettato di contatti operativi con i NAP, è indiziato di «partecipazione a bande armate». A Milano, le Brigate Rosse colpiscono Indro Montanelli, direttore del «Giornale Nuovo». 
23 maggio: a Roma, le BR colpiscono Emilio Rossi, direttore del TG1. A Reggio Emilia, 31 neofascisti vengono arrestati per gli scontri che avvengono dopo un corteo in cui si vedono una quantità di saluti romani e armi improprie.
24 maggio: a Roma, nella notte, viene compiuto un altro attentato contro i vigili urbani dellaXIX circoscrizione a Primavalle. A Milano, sulla basse di una foto pubblicata sull’Espresso che lo ritraeva nell’atto di sparare, vengono arrestati Azzolina, Sandrini e Grecchi. A Genova, Marisa Spina, simpatizzante dell’Autonomia Operaia, dottoressa in fisica, viene arrestata per gli incidenti che un gruppo di autonomi aveva provocato giovedì 19 su tre autobus.
25 maggio: a Roma, due giovani vengono picchiati da neofascisti davanti la sezione del MSI di Monte Mario. A Brescia, quattro colpi di pistola vengono sparati contro una caserma dei carabinieri e una molotov contro una sezione della DC.
26 maggio: a Firenze, una Cellula Proletaria Combattente invade gli uffici di una ditta di elettrodomestici e li danneggia. A Roma, il professore Pecoraro, preside del liceo Paolo Sarpi, che si era schierato contro l’autogestione studentesca, viene picchiato a volto scoperto dai suoi studenti a Ostia.
27 maggio:a Milano, tre auto di aderenti A Comunione Liberazione vengono incendiate, l’azione è firmata da: Un Nucleo di Compagni. 
30 maggio: a Acerra (Napoli), tremila senza casa occupano 407 alloggi Gescal pronti da un anno e non ancora assegnati. A Roma, i fascisti devastano due scuole, il liceo J.F.Kennedy e la scuola elementare Victor Hugo.
31 maggio: a Roma, 2.500 studenti affollano l’aula magna del Rettorato. Discutono della situazione politica del movimento e convocano per le 22 una manifestazione a piazza Navona, per festeggiare lo scadere del divieto di manifestazione. Verso le 23 nella piazza inizia una battaglia con sacchetti di plastica riempiti di acqua nelle fontane del Bernini: uno centra una volante e l’autista scende e spara in aria con il mitra. A mezzanotte qualche migliaio di giovani manifesta pacificamente da piazza Navona a ponte Garibaldi per ricordare Giorgiana Masi. 

Il mito del CENTRO

Il centro è un principio organizzatore della realtà che nell’ambito sociale presiede alla dimensione gerarchica. Il centro è dunque la sintesi del dominio e come ogni dominio si nutre nell’ambito che sovrasta. In questo senso il centro non è totalmente estraneo alla periferia. Ed è così che la lotta contro il centro produce due effetti perversi. Crea un altro centro e si pone come elemento di contestazione, ciò di cui il dominio ha bisogno per perfezionarsi.

Il dogma del centro non è appannaggio soltanto del pensiero statale e gerarchico, ma permea anche molti movimenti di emancipazione. La centralità operaia è una variante di questo dogma. Parallelamente la critica del centro non è, di per sé, apologia del disordine.

Il mito del centro, della sua imparzialità, della sua equidistanza, sta crollando sotto i colpi della sovversione matematica. E le vie dell’ordine stanno cedendo il posto a quelle del caos. Si aprono nuovi impensabili spazi. Autodeterminazione e anarchia ridisegnano la politica finora definita dalla centralità statale.

Una libertà senza limiti


Le organizzazioni sono mezzi per stabilizzare la creatività, controllare il dissenso e indebolire le tangenti controrivoluzionarie (principalmente determinate dalla leadership o dai quadri d’élite). In genere insistono sull’aspetto quantitativo, anziché su quello qualitativo, e offrono poco spazio al pensiero o all’azione indipendente. Le associazioni informali, basate sull’affinità, tendono a ridurre al minimo l’alienazione delle decisioni e della loro attuazione e la mediazione fra i nostri desideri e le nostre azioni.
Siamo anarchici che desiderano una libertà senza limiti. Lottiamo per la liberazione, per un rapporto decentrato e non mediato con il nostro ambiente e con coloro che amiamo e con cui abbiamo affinità. I modelli organizzativi ci offrono solo altra burocrazia, controllo e alienazione, uguali a quelli che riceviamo già dall’organizzazione attuale.
Occasionalmente può esistere una buona intenzione, ma il modello organizzativo deriva da una mentalità intrinsecamente paternalistica e diffidente, che sembra in contraddizione con l’anarchia. I veri rapporti di affinità nascono da una profonda comprensione reciproca nell’ambito di relazioni intime basate sui bisogni della vita quotidiana, non di relazioni basate su organizzazioni, ideologie, idee astratte. Tipicamente, il modello organizzativo reprime i bisogni e i desideri dell’individuo per “ il bene della collettività”, nel tentativo di uniformare sia la resistenza che l’immaginazione. Dai partiti alle piattaforme e alle federazioni, sembra che con l’aumentare della scala dei progetti diminuiscano il significato e l’importanza che essi hanno per la vita di ciascuno.

giovedì 24 agosto 2017

Quarant'anni fa... il '77 (capitolo XX)


14 maggio: a Torino, alle 15.30 da piazza Arbarello parte un corteo di 4000 persone tra autonomi, circoli giovanili e Lotta Continua, per protestare contro lo Stato di Polizia a Roma. Tafferugli nel tardo pomeriggio in piazza Solferino con un gruppo di alpini a cui viene sottratta una bandiera italiana, un poliziotto in borghese spara colpi di pistola in aria; sempre in città vengono arrestati cinque militanti di Prima Linea. A Roma, alle 16 manifestazione nel centro della città a ponte Garibaldi dove è stata uccisa Giorgiana Masi. Migliaia di poliziotti tengono sotto mira il concentramento. La Questura non osa ordinare la carica, che potrebbe risolversi in un massacro. Le dichiarazioni del questore sulla morte della Masi, sono state smentite dagli stessi giornali di regime, le foto di poliziotti in borghese che prendono di mira con armi da fuoco i manifestanti sono state pubblicate con didascalie e che indicano nomi, cognomi e gradi. La Questura pretende che non si gridino slogan. Dalla manifestazione si risponde che anche ciò viene accettato perché si considera il manifestare già una grande vittoria politica. Il sit-in diventa silenzioso, ma di un silenzio che dura due ore e che è talmente carico di contenuti politici da essere più significativo di uno scontro frontale. Quando la manifestazione si scioglie, la rabbia poliziesca si scaglia contro il presidio femminista posto intorno al punto dove Giorgiana è caduta. Ne segue un violento pestaggio di una decina di donne. Sempre a Roma nella notte un commando tenta di dare alle fiamme l’abitaziopne di due professori democratici del liceo De Sanctis, che ospita da tempo notissimi fascisti, ed è considerato tra le ultime roccaforti nere: nel liceo insegna il nazista Paolo Signorelli, fondatore di Lotta Popolare. A Trastevere viene bruciata la sezione del PCI, rivendicato con un bollettino firmato “AAA” (Alleanza Atlantica Anticomunista). A Milano, mentre si svolge una manifestazione per protestare contro i fatti di Roma e contro Cossiga, nella zona di San Vittore, all’angolo tra via Olona e via De Amicis, poco prima delle 18, arriva il corteo dell’area dell’autonomia, staccatosi dal grosso della manifestazione. Alla vista degli agenti il corteo ha uno sbandamento, mentre
Oreste Scalzone invita a proseguire senza suscitare incidenti. L’invito viene raccolto da quasi tutti i manifestanti tranne un gruppo di una ventina di giovani che esce alla spicciolata dal corteo e si dirige verso un filobus della linea 96. Staccando il contatto con la linea elettrica, uno di loro blocca il filobus che diventa una barricata. Parte una molotov, arrivano in risposta candelotti di lacrimogeni e fumogeni. Appena si spegne il botto dei lacrimogeni, il gruppetto, con il volto coperto, armato di pistole e molotov, esce da dietro il filobus e comincia a sparare. Gli agenti rispondono al fuoco. Mentre i passanti si rifugiano terrorizzati nei portoni e le vetrine del vicino supermercato vanno in frantumi, un agente, Antonio Custrà, viene colpito a morte. La violenta battaglia urbana si conclude con altri due poliziotti feriti da sassate. Viene ferita anche una giovane donna, proprietaria di una boutique in via De Amicis, raggiunta di striscio alla testa da un pallettone. In serata vengono fermati cinque giovani: quando arrivano nel cortile della questura, un gruppo di agenti cerca di linciarli. In tutto sono 17 i fermati, 4 gli arrestati (per porto abusivo d’arma impropria), mentre viene eseguita una lunga serie di perquisizioni; sempre a Milano due giovani armati di pistola fanno irruzione negli uffici della fabbrica di aspirapolveri “Worwerk folletto”, rubano 250.000 lire e scrivono con bombolette di vernice spray slogan contro il lavoro nero. A Napoli, oltre 1500 persone sfilano in corteo e ci sono degli incidenti, con dieci arresti. A Firenze più di 5000 giovani sfilano in corteo. A Bolzano, studenti in sciopero e cortei con cariche della polizia. A Brescia, duecento giovani assalgono la sede provinciale della Dc lanciando sassi e molotov. A Palermo, una bottiglia molotov viene lanciata nel cortile dell’autoparco della polizia. A Bologna, una bomba molotov viene lanciata all’interno del cortile della caserma dei carabinieri “Mazzini”, in via Oretti. A Como, un ordigno di natura imprecisata scoppia contro l’edificio in costruzione della nuova caserma dei carabinieri. A Genova, tre molotov vengono lanciate contro una sezione della DC, nel quartiere di Marassi.
16 maggio: A Bologna, la polizia vieta il corteo da piazza Verdi al centro, carica ogni assembramento, provoca. Migliaia di compagni si muovono in fila indiana, uno dietro l’altro. Non è un corteo, eppure lo è. Non contrappone alla forza, la forza, eppure è indistruttibile, se lo rompi in un punto subito si riforma. E’ capace di mettere in piazza i bisogni e i desideri, di riconquistare una possibilità di collettivizzazione in una città cadaverizzata; è’ un modo per riprendere il filo della gestualità che libera, un modo di ricomporre il dissenso in proposta, di trasformare la proposta in soggetto che a/traversa la classe. Non si tratta di ostentare una forza che non esiste, perché la capacità di trasformazione e di liberazione non sta nella forza, ma nella maturità storica di una società che rifiuta la prestazione lavorativa e nella intelligenza che rende possibile questo rifiuto. A Cantù, ordigno esplosivo contro la caserma della compagnia dei carabinieri. A Ravenna, incendiata la porta del Duomo. A Ercolano, due ordigni esplosivi contro l’ingresso di una villa che verrà utilizzata come sede della scuola allievi sottoufficiali delle guardie carcerarie. A Pallavicino, in provincia di Palermo, dinamite contro una palazzina SIP. A Roma, si svolgono i funerali di Giorgiana Masi; nella mattina a piazzale Clodio, mentre si celebra il processo per la rissa al Don Orione, due fascisti della sezione di Ottaviano sparano contro un gruppetto di appartenenti a Lotta Continua, presenti al processo, la polizia arresta il vicesegretario della seziopne dell’MSI di via Ottaviano. A Milano, alla Statale 3000 studenti approvano una mozione presentata da DP, contro l’uccisione dell’agente Antonino Custrà, nella quale gli autonomi sono definiti «provocatori che nulla hanno a che vedere con la classe operaia». 

DISTRUTTORE Nerorgasmo

Cultura educazione morale religione 
Nella mia testa non ci sono più 
La mia vita non e' piena di quelle stronzate
Che insegnano ogni giorno alla TV
Io non sento più ragioni 
Me ne frego di parlarne
Odio tutti voi e quelli come voi
Non saranno i contentini a placare la mia rabbia
Non saranno i soldi a farmi stare bene in gabbia
Cantanti attori e divi mi fanno vomitare
Piscio sopra i vostra eroi
Io rido quando dite che cazzo devo fare
Che cosa devo essere per voi
Io non sento più ragioni
Me ne frego di parlarne
Odio tutti voi e quelli come voi
Marcirei tranquillo dopo l'ultima battaglia
Se i vermi brulicanti mangiassero anche voi
Io non sento più ragioni
Me ne frego di parlarne
Odio tutti voi e quelli come voi
Non pensiate che io scherzi se non e' gia' successo prima
Chiamate il 113 che l'ora e' gia' vicina
E' ora

Immaginate un gruppo di bambini...

Non è facile nel nostro paese pensare e progettare una uscita dal sistema di istruzione statale e burocratico, per favorire la nascita di una scuola comunitaria e pluralistica, a-confessionale e aperta al mondo. Ma è, forse, l'unica strada percorribile per garantire fin da ora a noi stessi e a i nostri figli un mondo on po' più giusto e libero.
Immaginate un gruppo di bambini e bambine in un ambiente in grado di stimolare la loro curiosità; immaginateli liberi di decidere come passare il tempo, quali oggetti adoperare e con quali persone interagire e soprattutto, pensateli emancipati dalla ricerca di una approvazione esterna a loro stessi. Forse giocheranno, probabilmente disegneranno o, quasi sicuramente, litigheranno, di sicuro staranno imparando qualcosa. Ognuno, muovendosi, lascerà dietro di sé una scia colorata che si incontrerà con quella degli altri bambini per dare forma ad un immagine piena di intrecci di colori e di movimento.
Inizialmente questa visione  sarà difficile da mettere a fuoco, perché non capita spesso di trovarci in una situazione in cui l'adulto non controlla, programma o dirige, anche da lontano oppure inconsciamente, l'attività dei più piccoli.
Invece scrutando più a fondo questa rappresentazione si potranno individuare gli scambi che ogni incontro tra bambini comporta, gli spazi e le pause  che ogni bambino può prendersi senza che questo crei disturbo ad altri si scoprono insomma, un armonia e una ricchezza, sinonimi di vita e di curiosità.

giovedì 17 agosto 2017

Quarant'anni fa... il '77 (capitolo XIX)

08 maggio: a Torino, scontri in piazza Solferino, una trentina di fascisti manganella un corteo di ospedalieri. A Ravenna, dal carcere cittadino evadono cinque detenuti. A Bergamo, tre detenuti prendono due guardie in ostaggio e ottengono il trasferimento in altre carceri.
09 maggio: a Torino, alla Fiat di Rivalta, viene bloccato per diverse ore tutto il reparto della carrozzeria. A Roma, gli Orsottantotto, un gruppo di indiani metropolitani occupano la “casa del desiderio” in uno stabile di via dell’Orso al n. 88, vicino a piazza Navona.
10 maggio: a Milano, una banda armata di giovani proletari assale in pieno giorno gli uffici commerciali della casa editrice Rizzoli in piazza Duca d’Aosta, nel centro della città, sei giovani col volto coperto e armi in pugno irrompono negli uffici, chiudono in un locale gli impiegati ed alcuni clienti, sistemano due ordigni incendiari nella stanza del capoufficio, sul pianerottolo antistanti gli uffici viene rinvenuto un volantino, si legge tra l’altro: “i covi del lavoro nero si chiudono col fuoco”; Marco Verona redattore di Radio Alternativa Popolare viene arrestato dal nucleo speciale dei carabinieri con l’accusa di aver partecipato ad una espropriazione di armi da un’armeria avvenuta il 28 aprile. A Roma, sul campo sportivo dell’Istituto Don Orione, dove la squadra del liceo Azzarita gioca contro una formazione di studenti pariolini, tra cui spiccano alcuni noti fascisti, poco prima della fine della partita, improvvisamente il campo viene invaso da una cinquantina di giovani della sinistra extraparlamentare, che protestano perché poco prima uno di loro è stato malmenato da alcuni spettatori appartenenti all’estrema destra, dopo un breve scambio di invettive le due parti passano ai pugni e alle sassate, secondo alcune testimonianze, dai bordi del campo vengono sparati alcuni colpi di pistola, dopo l’intervento di un vigile che riporta alcune contusioni, arriva la polizia, che arresta undici giovani, sette di sinistra e quattro di destra.
11 maggio: Ad Alghero, viene evitata per un caso una strage, per un attentato con tritolo contro i carabinieri. A Roma, viene arrestato un esponente fiorentino di Autonomia Operaia, Antonio Ruta.
12 maggio: a Roma, nonostante il divieto di manifestare il Partito Radicale organizza un sit-in in piazza Navona a cui aderisce il movimento, Il palco per gli interventi e per i gruppi musicali viene eretto in mattinata in piazza Navona, già controllata da polizia e carabinieri, alle 13 viene sequestrata l’amplificazione e la piazza viene isolata dal resto della città, alle 15 la polizia incomincia a sparare lacrimogeni contro qualsiasi gruppo numeroso che si aggiri per il centro di Roma, chi manifesta per le strade usa l’arma dello slogan, dei piccoli cortei che partono spontaneamente in tutte le direzioni, che sfuggono allo scontro frontale con la polizia, la polizia, invece, si muove con nuovi mezzi blindati, migliaia di granate lacrimogene, centinaia di colpi di pistola e raffiche di mitra sparate in direzione dei manifestanti che costellano di buchi i muri del centro di Roma, il deputato Marco Pannella e quello di Lotta Continua, Mimmo Pinto, vengono aggrediti nonostante godano dell’immunità parlamentare, le squadre speciali della Questura in borghese, tentano di infiltrarsi tra i compagni, intervenendo armi alla mano, dalle 15 alle 18,30 tutto il centro di Roma è teatro di queste aggressioni a spese di chiunque si muova, alle 18,30 un’improvvisata assemblea in mezzo ai fumi dei lacrimogeni decide disciogliere la manifestazione e di convocare per le 19,30 un’assemblea alla Casa dello studente. La decisione viene comunicata immediatamente a tute le radio libere che la diffondono, la notizia non raggiunge tutti e la polizia ha tempo di creare un cul-de-sac intorno a piazza Navona, qui si continua a manifestare difendendosi con mezzi di fortuna fino a che una delegazione di giornalisti non riesce a contrattare una tregua con la polizia, una via d’uscita è lasciata libera verso Trastevere, attraverso ponte Garibaldi, qui alle 20 la polizia interviene sparando e cade, mentre fugge, Giorgiana Masi, muore quasi senza che la gente che sta lì intorno e il compagno che era con lei se ne accorgano, ha 19 anni. Vengono assolti due neofascisti, arrestati il il 5 maggio dopo una aggressione al liceo Cannizzaro. A Milano, nell’ambito delle indagini sui NAP vengono arrestati altri due avvocati di Soccorso Rosso, Giovanni Cappelli e Sergio Spazzali.
13 maggio: a Torino, in mattinata durante un corteo di protesta per i fatti di Roma, viene assaltato il bar Motta di piazza Castello e prese a sassate le vetrine del cinema Faro, il corteo si chiude a Palazzo Nuovo in assemblea; nel pomeriggio un corteo dei circoli giovanili ha bloccato verso le 16 per alcune ore corso Francia per poi ritirarsi al parco della Tesoriera, intorno alle 10 di sera. Durante un raduno del Partito Radicale al Parco della tesoriera in corso Francia, gruppi di autonomi hanno sparato contro la polizia e lanciando una decina di molotov, la polizia a sua volta a reagito sparando tra il fuggi fuggi generale, al termine degli scontri 5 persone sono state portate in questura e due arrestate per resistenza ed oltraggio a pubblico ufficiale. Arrestati 5 militanti di Prima Linea e scoperto una base a Pino Torinese; tre bottiglie incendiarie scagliate contro la Xª sezione Dc e contro la stazione dei carabinieri di via Vanchiglia. A Napoli, tre operai della Montefibre vengono arrestati, sono accusati di aver partecipato ad un blocco ferroviario nel maggio del 1975. A Roma, un ordigno ad altissimo potenziale esplode, verso le due del mattino, davanti al cancello dell’autoparco della polizia, in via Giordano Bruno, la bomba distrugge quattro macchine della polizia e ne danneggia altre otto, parcheggiate lungo il marciapiede; mezzora dopo la polizia intercetta un’Alfasud in via Cibele, nella zona di Torpignattara;  vengono arrestati per porto di esplosivo i tre giovani che sono a bordo dell’auto, tra cui Raul Tavani, del collettivo autonomo di via dei Volsci; nel pomeriggio, quattro  cortei si snodano in zone periferiche dela città: da Don Bosco all’ Alberone , da Testaccio alla Garbatella, da Valmelaina a Montesacro, da piazzale degli Eroi per tutta la zona circostante piazza Risorgimento, durante la manifestazione in Prati, nei pressi di via Ottaviano, un gruppo d autonomi impegna una sparatoria con fascisti che presidiano la loro sezione vicino a piazza Risorgimento, delle cariche violente della polizia disperdono il corteo della Garbatella quando alcune bottiglie incendiarie vengono lanciate contro la caserma dei carabinieri.

Il Desiderio

L'uomo dei desideri è stato scacciato dal suo corpo dal lavoratore in cui si è trasformato. L'economia non ha potuto prendere il potere se non economizzando la vita, trasformando l'energia libidica in forza di lavoro, gettando l'interdetto sul godimento, sulla gratuità naturale in cui il desiderio si compie e rinasce senza sosta.
Le pulsioni del corpo - i bisogni primari di nutrirsi, di muoversi, di esprimersi, di giocare, di accedere al piacere sessuale - sono stati irregimentati in una guerra di conquista dedicata al profitto ed al potere. E' una guerra che, pur non riguardandoli affatto, li colpisce tuttavia fin nella loro volontà di sfuggirle.
Separato dai suoi desideri di realizzazione, l'individuo ritrova di fronte a sé soltanto le molteplici modalità della sua morte. Il lavoro diventa un comodo suicidio, con un'ipocrisia tutta sociale: comincia col togliere l'essenziale della vita e la routine fa il resto.
Se non esistesse nel cuore dell'infanzia una così precisa castrazione, credete forse che tante generazioni avrebbero permesso, con la loro servitù volontaria, tante tirannie secolari?

La Repubblica degli Eguali di Babeuf

"La proprietà è la sorgente più importante di tutti i mali che pesano sulla società ... Il sole brilla su tutti, e la terra non è di nessuno. Orsù, dunque amici miei, turbate, sconvolgete, buttate all'aria, questa società che non è per voi. Prendete, dove che sia, tutto ciò che vi abbisogna. Il superfluo appartiene di diritto a chi non possiede nulla".
"Sgozzate senza pietà i tiranni, i patrizi, il milione dorato, tutti gli esseri immorali che dovessero opporsi alla nostra felicità comune!"
"La Repubblica degli Eguali, il grande asilo aperto a tutti gli esseri umani. Sono giunti i giorni della restituzione generale. Famiglie gementi, venite a sedervi alla tavola comune eretta dalla natura per tutti i suoi figli."  
( Babeuf, rivoluzionario francese, noto col soprannome di Gracchus, allo scoppio della rivoluzione si volse alla vita politica. Per le sue critiche ai nuovi privilegi che la politica del Termidoro aveva instaurato fu arrestato nel 1795.. Rilasciato nell'ottobre dello stesso anno, riprese l'attività politica avvicinandosi ai gruppi repubblicani e giacobini. Nel 1796 fondò con Buonarroti e Darthé una società segreta, La Società degli Eguali, con l'obiettivo di abbattere il Direttorio e instaurare una repubblica in cui la parità economico-sociale di tutti i cittadini sarebbe stata l'essenza di una nuova democrazia capace di fare a meno della proprietà privata e degli altri privilegi che generano discriminazioni e squilibri tra gli uomini. Attraverso questa organizzazione clandestina, capeggiata da un comitato centrale di salute pubblica, Babeuf svolse una vasta azione di propaganda tra i ceti popolari e nell'esercito. La sua azione mise capo a una cospirazione contro il Direttorio, la cosiddetta Congiura degli Eguali, che, scoperta per delazione di una spia, provocò l'arresto di Babeuf e di altri suoi compagni (1797). Nonostante la massiccia propaganda a carattere rivoluzionario, il movimento non riuscì ad assumere carattere nazionale, ma raccolse seguaci solo a Parigi, esaurendosi con il drammatico esito del processo in seguito al quale Buonarroti, Germain e altri furono condannati alla deportazione, mentre Darthé e Babeuf, condannati a morte, vennero ghigliottinati insieme il 28 maggio 1797).

giovedì 10 agosto 2017

Quarant'anni fa ... il '77 (capitolo XVIII)

01 maggio: a Bologna, terza giornata dell’assemblea nazionale del Movimento. A Milano, un gruppo di compagni anarchici entra nell’atrio del Corriere della Sera per protestare contro il silenzio della stampa italiana nei confronti del movimento libertario spagnolo, due commessi del giornale tentano di chiudere l’ingresso, vanno in frantumi una vetrata e un cristallo di una scrivania. A Verona, una bottiglia incendiaria viene lanciata, di notte, contro il portone della sede della DC. A Roma, con la deroga al divieto della prefettura per le manifestazioni, a San Giovanni sfila un corteo sindacale di ventimila lavoratori, nel comizio Arrigo Boldrini, medaglia d’oro della Resistenza, avverte che Roma non sarà mai teatro di violenze, aI corteo sindacale aderiscono Lotta Continua e Avanguardia Operaia che però non entrano nella piazza, fronteggiando a suon di slogan uno sproporzionato servizio d’ordine sindacale, organizzato per filtrare i “gruppettari” e dare la caccia ai “violenti”; l’area dell’autonomia organizza un corteo autonomo e dà appuntamento in piazza Vittorio, nonostante l’esplicito divieto del Ministero degli Interni che aveva autorizzato la sola manifestazione sindacale di San Giovanni, agenti di polizia, carabinieri, furgoni blindati presidiano la piazza, duecentotrenta giovani vengono fermati e uno viene arrestato, gli autonomi tentano comunque di fare un corteo partendo dal cinema Royal, Il gruppo, caricato dalla polizia, tenta di arrivare a piazza San Giovanni, ma il servizio d’ordine sindacale lo respinge verso la polizia, che porta via altri dimostranti nei cellulari, in una conferenza stampa gli autonomi diranno che con il Primo Maggio la polizia ha inaugurato il fermo di polizia e la schedatura fotografica.
02 maggio: a Torino, aggressioni fasciste a tre studenti dell’istituto professionale Balbis di via Assarotti. Maria Pia De Santis, 17 anni, mentre percorreva via Graglia viene aggredita da 4 fascisti, buttata per terra picchiata con calci e pugni e sfregiata con una lametta. A Roma, Autonomia operaia espelle PDUP, MLS e AO dal movimento studentesco, la decisione viene presa da oltre 4.500 convenuti in un’assemblea di movimento a Lettere, l’area autonoma distribuisce un volantino all’Università nel quale si criticano le organizzazioni di Lotta Continua, Avanguardia Operaia e Movimento dei Lavoratori per il Socialismo per non aver mosso un dito contro le cariche della polizia a piazza Vittorio. A Napoli, viene arrestato l’avvocato Saverio Senese, di Soccorso Rosso, difensore dei NAP; altri arresti in diverse citta, tra cui Torino, Rimini, Prato e Roma, l’azione è stata ordinata dal giudice istruttore romano Claudio D’Angelo, che indaga sulle azioni NAP nella capitale. A Reggio Emilia, vengono arrestati i fascisti uccisori do Alceste Campanile, il militante di Lotta Continua ucciso a colpi di pistola nel giugno del 1975.
03 maggio: a Torino, a Palazzo di Giustizia, la polizia carica le persone in attesa di assistere al processo delle Brigate Rosse, il processo è ancora rinviato per mancanza dei giudici. A Milano, evade la banda Vallanzasca. A San Benedetto del Tronto, le Brigate Rosse incendiano l’auto di un consigliere comunale della DC.
04 maggio: a Venezia, due bottiglie incendiarie vengono lanciate contro i portoni delle case in cui abitano due giornalisti. A Brescia, una lattina e due bottiglie contenenti benzina vengono dati alle fiamme dinanzi all’abitazione del medico del carcere.
05 maggio: a Torino, nuova aggressione fascista alla studentessa dell' Istituto Professionale Balbis Graziella Runino, 16 anni, picchiata e sfregiata da sei giovani. 
06 maggio: a Torino, al carcere minorile Ferrante Apporti , sommossa e 15 evasi. A Bologna, viene arrestato per i fatti dell’11 marzo e per le indagini su Radio Alice, un esponente del movimento, Diego Benecchi, 25 anni, del collettivo Jacquerie. Un mandato di cattura viene spiccato anche per un altro esponente del movimento, Bruno Giorgini, di 31 anni, docente precario, dirigente di LC. A Milano, con un dattiloscritto all’ANSA, il Collettivo La Resa dei Conti rivendica la distruzione dell’auto di un redattore dell’Europeo. A Rimini, trentasei famiglie di lavoratori senza casa occupano altrettanti appartamenti dell’Istituto Autonomo Case Popolari quasi pronti per essere abitati.
07 maggio: a Roma, un gruppo di squadristi assale una corsa ciclistica organizzata dall’ARCI-UISP a Montesacro Alto; al Tuscolano i fascisti di Acca Larentia sparano su alcuni giovani comunisti intenti ad affliggere manifesti. Per i fatti di Bologna vengono ordinati controlli nelle case, nelle sedi di alcuni giornali e nelle librerie in cinque città con 40 perquisizioni a Milano, Roma, Verona, Venezia e Bologna, tra i perquisiti di Milano ci sono Oreste Scalzone, la lbreria Calusca e Porto di Mare, le case editrici L’erba voglio e AR&A, con le abitazioni di alcuni collaboratori. L’editore Giorgio Bertani viene arrestato perché tiene una pistola lanciarazzi in un cassetto (l’azione viene coordinata dal giudice istruttore del tribunale di Bologna, Catalanotti). A Pisa, 10.000 compagni anarchici, LC e autonomi partecipano ad una imponente manifestazione nel quinto anniversario dell’assassinio di Franco Serantini. A Milano 160 detenuti del terzo raggio di San Vittore, rientrando dall’ora d’aria, si rifiutano di tornare nelle celle, si barricano sui tetti.

Davanti al vecchio mondo che ardeva.

Canzone del giugno 1968 a Parigi sull’aria della canzone di Eugène Pottier (Artigiano disegnatore di tessuti, Pottier scrisse la sua prima canzone, intitolata Vive la Liberté, nel 1830. Partecipò alla Rivoluzione del 1848, partecipò ai combattimenti durante l'assedio di Parigi del 1870, poi partecipò alla Comune di Parigi, contribuì alla fondazione del sindacato dei disegnatori, che in seguito aderì alla Prima Internazionale.)

Alle barricate di Gay-Lussac,
con gli Arrabbiati alla testa,
abbiamo scatenato l’attacco:
ah, dio fottuto, che festa!
In mezzo al pavé si godeva
Davanti al vecchio mondo che ardeva.
Tutto ciò ha dimostrato, Carmela,
che la comune non è morta. Per farsi luce, i combattenti
appiccavano il fuoco alle auto:
un fiammifero, e avanti,
poesia del petrolio.
E i poliziotti bisognava vederli
farsi arrostire i fondelli!

I blousons noirs politicizzati
hanno preso la Sorbona.
Per contestare e per spaccare
non temevano nessuno.
La teoria si andava realizzando,
noi saccheggiavamo i commercianti.

Ciò che produci ti appartiene,
son solo i padroni a rubare.
Farti pagare nelle botteghe
vuol dire da fesso farti passare.
In attesa dell’autogestione
faremo la critica del mattone.

Ogni partito e sindacato,
con la sua burocrazia,
opprime il proletariato
quanto la borghesia.
Contro lo Stato e i suoi alleati,
formiamo dei consigli operai.

Il Consiglio per le Occupazioni
sputava sui trotzkisti,
sui maoisti e altri coglioni,
sfruttatori di scioperanti.
La prossima volta sanguinerà
ogni nemico della libertà.

Or che quanti si son ribellati
fanno ritorno alla sopravvivenza,
alla noia, ai lavori forzati,
alle diverse ideologie,
per il piacere noi getterem la semenza
di altri fiori di maggio da raccogliere.
Tutto ciò per provare, Carmela,
che la Comune non è morta.

Debord e la Critica della geografia urbana

Di tante storie a cui partecipiamo, con più o meno interesse, la ricerca frammentaria di un nuovo stile di vita resta il solo aspetto interessante. Va da sé il più grande distacco nei confronti di alcune discipline, estetiche o altre, la cui insufficienza a questo riguardo è profondamente verificabile. Occorrerebbe dunque definire alcuni terreni d’osservazione provvisori. E, fra essi, l’osservazione di certi processi del casuale e del prevedibile nelle strade. Il termine psicogeografia, proposto da un cabilo illetterato per indicare l’insieme dei fenomeni che preoccupavano alcuni di noi verso l’estate del 1953, non è ingiustificato. Non esce dalla prospettiva materialista del condizionamento della vita e del pensiero da parte della natura oggettiva.
La geografia, per esempio, rende conto dell’azione determinante di forze naturali generali, come la composizione dei suoli o i regimi climatici, sulle formazioni economiche di una società e, per questa via, sulla concezione che essa può farsi del mondo. La psicogeografia si proporrebbe lo studio delle leggi esatte e degli effetti precisi dell’ambiente geografico, coscientemente organizzato o meno, in quanto agisce direttamente sul comportamento affettivo degli individui. L’aggettivo psicogeografico, conservando una vaghezza assai simpatica, può dunque applicarsi a dati accertati da questo genere di investigazioni, ai risultati del loro influsso sui sentimenti umani, e anche più in generale a ogni situazione o ogni comportamento che sembrano partecipare allo stesso spirito di scoperta.              

giovedì 3 agosto 2017

Quarant'anni fa ... il '77 (capitoloXVII)

27 aprile: a Roma, si tiene una conferenza stampa nella sede del collettivo di via dei Volsci, in cui i Comitati Autonomi Operai rigettano l’accusa di essere i responsabili della morte dell’agente Passamonti; denunciata Radio Città Futura per istigazione a delinquere in relazione alla trasmissione in diretta effettuata il 21 durante gli incidenti nella zona universitaria culminati con l’uccisione di Passamonti.
28 aprile: a Torino, il Presidente degli Avvocati Fulvio Croce, 76 anni, viene ucciso dalle Brigate Rosse con 5 colpi di pistola nell’androne di via Perrone, dov’è il suo studio. A Roma, viene rapito Rosario Nicolò, preside della facoltà di Legge; viene scoperta una base dei NAP, con archivio e arsenale. A Milano, le Brigate Rosse incendiano l’auto di un consigliere comunale della DC.
29 aprile: a Torino, viene picchiato un esponente della FGCI, dopo una riunione nella sezione del PCI di via Sant’Agostino; perquisita la sede di Lotta Continua, motivo ufficiale: normale controllo tributario. A Bologna, inizia l’assemblea nazionale del movimento. Gli studenti che arrivano a migliaia trovano l’ateneo chiuso e presidiato dalla polizia, secondo la decisione del Rettore. L’assemblea comincia in un piccolo cinema affollatissimo e al Palazzo dello Sport; l’Unità, che titola «Oggi inizia l’assemblea delle fazioni più facinorose del movimento studentesco», ha un ruolo di primo piano nel mobilitare la città contro i militanti del movimento; Il centro storico viene presidiato da ingentissime forze di polizia verrà anche piazzata una mitragliatrice pesante; consistenti settori dell’«area dell’autonomia», criticati per i fatti di Roma, abbandonano l’assemblea che continua, piuttosto stancamente, col ritorno ad un ruolo di rilievo dei gruppi e con l’emarginazione dell’«area creativa» del movimento, In conclusione viene approvata, di misura, una mozione del movimento di Bologna: vi si condanna duramente la scelta dello scontro frontale con gli apparati dello stato e si denunciano i rischi del minoritarismo e del militarismo.
30 aprile: a Torino, cinque bombe su altrettanti bersagli nella notte: prima bomba alla Facis di via Perugia 24, scardinato il cancello d’ingresso; bottiglia molotov attraverso il locale caldaia della fabbrica di penne Aurora in via Abbadia di Stura 200; un tubo pieno di esplosivo piazzato sul davanzale della centrale Sip alla crocetta in via Cassini 50; stessa modalità per l’Ufficio di Collocamento in via Gioberti 16; bomba contro una finestra dell’officina elettricisti della Michelin in via Livorno angolo via Treviso, gli attacchi alla Facis e all’Aurora vengono rivendicati da Lilith per il Comunismo. A Firenze, Prima Linea rivendica l’attentato compiuto nella notte contro la caserma della Celere Fadini in via della Fortezza, un auto della polizia viene danneggiata. A Napoli, attacchi a catena di un gruppo di fascisti contro sedi dei partiti di sinistra. A Roma, tre studenti universitari della sezione del PCI di via Rosolino Pio, a Monteverde, vengono aggrediti da una decina di giovani di destra; nel quartiere San Paolo, in via Volpato, vengono aggrediti altri due studenti di sinistra; in corso Trieste, due fascisti in motorino sparano contro il segretario della sezione del PCI che sta attaccando manifesti per il primo maggio; in via della Caffarelletta, nel quartiere Appio Nuovo, venti giovani che fanno scritte contro il lavoro nero vengono fermati da agenti in borghese, durante l’identificazione due dei giovani fermati sparano contro gli agenti. A Milano,vengono compiuti  nella notte quattro attentati, due contro caserme di carabinieri, prese a raffiche di mitra e lancio di bombe a mano, rivendicati da Prima Linea;  mentre le altre due esplosioni ai danni dell’ex ufficio di collocamento e ad una concessionaria di automobili Opel vengono rivendicati dall’organizzazione di ispirazione anarchica Azione Rivoluzionaria. A Salvezzano (Padova), attentato incendiario contro l’Elettronica Industriale Pinton e la RTR radiotelevisione regionale veneta, in un volantino lasciato sul postobsi legge: “Distruggere il lavoro nero”, le azioni sono rivendicate da Organizzazione Operaia per il Comunismo. A Genova, una pentola a pressione contenente esplosivo viene lasciata dinanzi all’autorimessa del nucleo radiomobile dei carabinieri, l’ordigno non esplode. A Brescia, tre attentati incendiari presi di mira una automobile di uno studente, il negozio di un imputato del processo MAR e una roulotte.    

L’ARTE DEL SOGNO di Michel Gondry


Il giovane illustratore Stephane, dopo la morte del padre, lascia il Messico con la promessa di un lavoro per tornare alla casa materna in Francia. Lì si imbatte nella vicina di casa, Stephanie e, in un lavoro che non è esattamente come immaginava. Con l'inseparabile cartella contenente i disegni che illustreranno il calendario delle disgrazie, si presenta sul nuovo posto di lavoro che subito ridimensiona le aspettative del giovane. Anzi,le uccide. L'ufficio è situato in un sottoscala, i colleghi non sono affatto amichevoli e il compito da svolgere sarà quello di incollare scritte sopra calendari pubblicitari. Il contenuto della sua cartelletta non viene nemmeno preso in considerazione e il ragazzo, per la frustrazione, si rifugia ancor più nei propri sogni. L'incontro con Stephanie lo riconcilierà con la creatività che ha la necessità di coltivare ed esprimere, ma non con la realtà del mondo che vedrà sempre filtrata dalla sfera onirica, sempre più dilagante.
Tentare di spiegare altro del film è praticamente impossibile, visto che il regista si diverte a rappresentare la testa di Stephane come uno studio televisivo tutto fatto di cartone, nel quale lo stesso protagonista prepara i suoi sogni come lo chef di una trasmissione di cucina. La relazione tra i due giovani non manca di collaborazione artistica, visti i diorami creativi opera di Stephanie e i gadget che continuamente escono dalla fervida fantasia di Stephane, a metà tra il riciclato e il magico. Il regista si sbizzarrisce in una creatività che volutamente evita gli effetti speciali moderni, privilegiando lo stop-motion, la cartapesta, il cellophane, come in una trasmissione per bambini degli anni ’60, esplorando un subconscio che non risponde a nessuna logica. La relazione tra i due, ricca di momenti eccitanti e stranezze visuali di grande bellezza, però è preda degli sbalzi di umore, e presto sprofonda in una cupezza che nessun artificio riesce a rallegrare, lasciando i due giovani ancora una volta nella loro solitudine.
Alla fine, quando i due innamorati si addentrano nel mare di cellofan, adagiati su un cavallo giocattolo di pezza dai movimenti improbabili, trasportati da una barchetta di cartone, sembra fuor di dubbio che il sogno sia più potente della realtà. Sembra e forse lo è, o, perlomeno, Michel Gondry sembra esserne certo. Per lui il sogno è potenza, energia allo stato puro, opposizione ma allo stesso tempo comprensione e spiegazione di una realtà materica che non può e non deve essere solo ragione, razionalità, ordine stabilito e predeterminato. Pertanto costruisce i suoi personaggi attingendo da un ordine alternativo, fondato sul disordine, su un elogio dell’anarchia come possibilità prima e più spontanea della creazione, della materia che, attraverso la manipolazione, si anima e si fa arte: l’arte vera, l’unica degna di questo nome.
L’arte del sogno è una riflessione, anche dolorosa, sulla difficoltà di comunicare i propri sentimenti, il proprio universo interiore, la propria diversità. È anche una malinconica storia d’amore tra due giovani che riescono a comunicare su un territorio creativo più che sul linguaggio verbale e del corpo. 

Tolstoj, Gandhi e la satyàgraha

Nell’anarchismo, però, esiste anche una tradizione alternativa di non-violenza che risale al pacifismo di Tolstoj e all’azione diretta satyàgraha di Gandhi. Il termine satyàgraha, che deriva da due vocaboli gujarati (una delle lingue nazionali dell’India) che significano «verità» e «forza», indica la dottrina gandhiana di resistenza non-violenta come base del conflitto sociale. La satyàgraha serviva al sogno di Gandhi di un’india post-indipendenza dove non si sarebbero riprodotte le gerarchie di potere su cui si era basato il dominio britannico. L’indipendenza dalla Gran Bretagna non era un fine a sé stante, e in tal senso Gandhi non era nazionalista. Anzi, più volte si era dichiarato anarchico, intendendo evitare le utopie centralistiche del socialismo autoritario. Il sistema delle caste era solo l’aspetto più visibile di una società in cui il potere era ripartito in modo ineguale. Gandhi era contrario alla separazione religiosa tra hindu e musulmani, proprio perché voleva costruire una società senza discriminazioni sociali o religiose. Le proposte pratiche avanzate da Gandhi per un cambiamento nella vita dei centri rurali avevano lo scopo di preparare la via a una riconciliazione collettiva, realizzando l’autonomia economica per mezzo di un assetto localistico della produzione. Egli aveva una visione dell’india liberata non primitivista, bensì anarchica. «Lo Stato» diceva «è la violenza in forma concentrata e organizzata», e vedeva nel sistema economico decentrato, a base rurale, un modo alternativo di organizzare la produzione. In politica, Gandhi rifiutava il sistema parlamentare a favore di un sistema federale di funzionari eletti che avrebbero amministrato uno Stato decentrato e smilitarizzato: «Autogoverno significa lo sforzo continuo di liberarsi del controllo governativo, straniero o nazionale che sia». La dottrina satyàgraha e il programma gandhiano di rinnovamento sociale e politico coincidono in parte con le posizioni del movimento anti-capitalista, con il suo diffuso impegno per la non-violenza e la preferenza accordata al localismo contro il potere delle multinazionali.