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giovedì 25 maggio 2017

La libertà è per tutti gli organismi.

La libertà è, per tutti gli  organismi, funzione  della direzione, funzione delle nicchie significative in natura e delle comunità significative in società. Certo, i due piani non sono del tutto concomitanti, ma ci sono tutte le ragioni per considerarli derivativi: comunità da nicchia, essere umano da animale selvatico. A suo modo, la nostra perdita di comunità è stata una forma di domesticazione, una condizione priva di senso e di direzionalità, proprio come la perdita della sua nicchia lo è stata per l'animale. Al pari dei nostri bovini, dei polli, dei cani, dei gatti e delle piante coltivate, abbiamo perso il nostro essere selvatico in  un mondo pacificato, iperamministrato e altamente razionalizzato. Il mondo privato che avevamo creato nelle nostre comunità prepolitiche, le nicchie che occupavamo nei gli spazi nascosti della vita sociale, stanno rapidamente scomparendo. Al pari della struttura genetica degli animali domestici, le strutture psichiche degli esseri umani addomesticati stanno subendo una pericolosa degradazione. Più che mai dobbiamo recuperare il continuum tra la nostra "prima natura" e la nostra "seconda natura", tra il nostro mondo naturale e il nostro mondo sociale, il nostro essere biologico e la nostra razionalità. Latenti in noi ci sono memorie ancestrali che solo una società e una sensibilità ecologiche possono "risuscitare". La storia della ragione umana non ha ancora raggiunto il suo culmine e tanto meno la fine. Quando avremo "risuscitato" la nostra soggettività e l'avremo riportata ai suoi vertici di sensibilità, allora assai probabilmente questa storia sarà appena cominciata.

EARLY DAWN FLYERS di Larry Martin Factory

Papà e mamma dicono: “che cosa stai combinando?”
quando ti svegli in piena notte
ti senti triste e abbattuto,
ti compiaci di pensare che tutto va male
e cammini da solo dietro di me,
verso le luci della città
voli del primo albeggiare
Dice lo spacciatore che tu non hai paura di morire,
ma io mi chiedo perché
la sera ti vai a rannicchiare
ti compiaci di credere che stai guardando
cogli occhi dell’odio,
ma quando mi vieni dietro
tu sei nelle mani del destino
voli del primo albeggiare
Dice il tuo piccolo capobanda: “So che sbatterai la porta”.
Spegnerai la luce e dormirai sul pavimento.
Ti compiaci di pensare che la realtà non esiste
quando vieni dietro a me che ti chiedo:
“Come ti senti?”
voli del primo albeggiare,
Come ti senti? 

Quarantanni fa ... il 77 (capitolo VII)

01 marzo: a Torino, attentato nella notte all’auto del giudice istruttore Mario Griffey, molotov contro la Sassi-Superga, attentato contro la 24° sezione del PCI in corso Casale, incendiato il portone di Avanguardia Operaia in via Santorre di Santarosa. A Roma, migliaia di studenti manifestano davanti al Mamiani e al Castelnuovo occupato; al liceo Augusto un gruppo di missini aggredisce gli studenti con una fitta sassaiola.   
02 marzo: a Torino, corteo da Piazza Solferino non meno di 6000 studenti, all’altezza del numero civico 65 di corso Vittorio Emanuele II, sede del circolo Monarchico un gruppo di manifestanti sale al secondo piano lanciando molotov e sparando alcuni colpi di pistola, lancio di molotov contro l’Hotel Suisse all’angolo con via Sacchi, altre molotov in via Po contro la sede di Comunione Liberazione, arrivati a Palazzo Nuovo sede delle Facoltà Umanistiche nuovo scontro tra FGCI e movimento; incendio doloso alla Fiat Mirafiori. A Firenze, un ordigno esplosivo è lanciato contro la stazione dei carabinieri di Rovezzano. A Roma, nove fascisti del MSI di piazza Tuscolo, sparano contro gli studenti dell’Istituto Magistrale Margherita di Savoia, nel quartiere Appio-Tuscolano, la polizia arresta otto persone tra cui Angelino Rossi guardaspalle di Almirante; nell’aula magna di Chimica le autonome del MLDA cacciano dall’assemblea le femministe del UDI; un collettivo di donne di Torre Spaccata, vicine al Centro Primo Maggio, il circolo autonomo della zona, dopo aver trovato dei volantini firmati NOC (nuclei orgiastici clandestini), processa e picchia un giovane anarchico di 19 anni. A Milano, alla Cattolica viene scoperto un ordigno a base di clorato di potassio collegato ad una sveglia. A Padova, è bloccato l’intero ateneo. A Perugia, vengono occupate le facoltà umanistiche.
03 marzo: a Torino, a Palazzo Nuovo assemblea, i giovani comunisti della FGCI e operai legato al PCI per motivi di sicurezza perquisiscono tutti quelli che vogliono entrare nel palazzo, il movimento al grido di: “Via, via la nuova polizia” si ribella, tafferugli e teste insanguinate, intervento della polizia il movimento  si raduna nell’Istituto Avogadro di Corso San Maurizio occupandolo, nuovo intervento della polizia, Corso S. Maurizio diventa un campo di battaglia, vengono sparati diversi colpi di pistola, venti i giovani fermati,  tre in possesso di coltelli  sono arrestati; alla Fiat Mirafiori sciopero degli autisti, i lavoratori circondata la palazzina delle presse, impediscono l’uscita degli impiegati.  A Roma, si conclude il processo a Fabrizio Panzieri e Alvaro Lojacono, Lojacono è assolto, Panzieri è condannato per concorso morale nell’omicidio dello studente greco di estrema destra Mikis Mantakas a 9 anni e 4 mesi, la polizia carica i militanti del movimento che aspettano fuori dall’aula la conclusione del processo. A Milano, la polizia carica i picchetti di autonomi che protestano davanti all’ospedale di Niguarda. 
04 marzo: a Milano, un commando formato da tre donne e da due uomini fa irruzione negli uffici di via Varese dell’azienda Mondial Lus (penne a sfera, articoli di cancelleria ditta appaltatrice di lavoro all’interno del carcere S. Vittore), dopo aver legato e imbavagliato i quattro impiegati presenti, le tre ragazze gettano acido sulle macchine da scrivere, sulle calcolatrici e sui telefoni, su un muro lasciano scritte contro il lavoro nero firmandole Donne Combattenti per il Comunismo. A Roma, cortei per l’occupazione della facoltà di Fisica.
05 marzo: a Torino, diecimila persone partecipano alla manifestazione del movimento studentesco da piazza Solferino a Palazzo Nuovo senza incidenti. A Roma, la questura vieta la manifestazione scatenando la guerriglia urbana: la polizia spara lacrimogeni contro il corteo che si è formato all’interno della città universitaria, partono le prime cariche ma, mentre la retroguardia tiene impegnate le forze di polizia, la maggior parte dei compagni le aggira e si dirige in corteo verso il centro, 10.000 compagni attraversano tutta la città, solo a piazza Argentina i gipponi riescono a raggiungere il corteo che viene violentemente caricato, per tutta la sera, nella zona di piazza Navona a Trastevere, militanti del movimento, di tutto il movimento, dal PdUP agli autonomi, tengono testa alla polizia. Gran parte della cittadinanza, già colpita per la condanna a Panzieri, solidarizza con gli studenti; sette persone sono tratte in arresto: Massimo Turani, Gaetano Piccirillo, Giglio Del Bordo vengono imputati di tentato omicidio e incendio doloso, Riccardo Velini di detenzione di arma da fuoco, Alvise Zucconi, Gennaro Cicala e Antonia Ciaffi di adunata sediziosa, violenza, resistenza ed oltraggio a pubblico ufficiale. A Milano, durante il corteo contro la sentenza Panzieri, vengono assaltate 3 scuole private frequentate da fascisti; al collegio San Carlo sassi e molotov vengono lanciati contro un convegno della DC contro l’aborto.
06 marzo: a Roma, il rettore Ruberti e il Senato accademico decidono di chiudere l’Università fino all’11 marzo.

giovedì 18 maggio 2017

Bakunin e Marx

L’ampio spettro della tradizione anarchica, che abbraccia sia l’anarco-comunismo sia l’anarco-individualismo, trova la sua espressione metafisica in una filosofia ai cui estremi stanno Marx da un lato e Nietzsche dall’altro. L’anarchismo è profondamente antitetico al tipo di marxismo-leninismo che ha dato origine ai partiti marxisti del mondo, molti dei quali ancora esistenti, anche nell’Europa occidentale, come se fossero conservati in formaldeide. D’altro canto, la filosofia di Marx continua ad avere un’importanza fondamentale come modo di comprendere il mondo, e rimane vitale anche per il pensiero filosofico anarchico. Non fa meraviglia, quindi, che la relazione tra l’anarchismo e Marx sia tempestosa e a volte contraddittoria, e che l’incontro personale tra Marx e l’anarchico Bakunin abbia anticipato il tipo di disaccordo che avrebbe in seguito trovato espressione nei conflitti che hanno segnato i primi anni della Rivoluzione russa e il corso della guerra civile spagnola negli anni Trenta. Esistono molte descrizioni della faida personale tra Marx e Bakunin, culminata nello scellerato convegno della Prima Internazionale all’ Aja nel 1872. L’Associazione Internazionale dei Lavoratori, fondata a Londra nel 1864, aveva riunito le organizzazioni sindacali crescendo ogni anno di più, fino a raggiungere verso il 1870 circa ottocentomila iscritti, tra i quali Bakunin e Marx. Bakunin si lascia andare a insulti violenti e fuorvianti, mentre Marx gli ruba la scena manipolando gli atti dell' internazionale in modo da assicurarsi la sconfitta della componente anarchica. Il coup de gràce arriva quando vengono passate due mozioni, una volta a spostare il quartier generale dell’Internazionale a New York, in modo da rendere impossibile ai delegati anarchici di partecipare alle sedute, con il risultato di affievolirne la voce, e l’altra tesa a espellere Bakunin che non era presente, con l’accusa surrettizia di frode e minacce. I fatti dell’Aja vengono generalmente rappresentati come uno scontro personale, dando risalto a un’immagine «ingrandita» di Bakunin, ma ciò oscura le differenze ideologiche, nonché la fondatezza e la natura profetica delle critiche di Bakunin a Marx. Il primo, che si opponeva a qualunque centralizzazione dell’Internazionale, metteva in guardia dai pericoli dell’autoritarismo e dalla possibilità che una burocrazia rossa stravolgesse l’anima della classe operaia. Marx respingeva tali critiche per il sincero timore che quelle che considerava bizzarrie di una setta socialista potessero frenare il movimento generale, senza rendersi conto dell’importanza delle considerazioni bakuniniane.
Gli appariscenti errori di Bakunin in politica rivoluzionaria avevano tanto allarmato il pratico Marx da ottenebrarne la mente con i pregiudizi. Spinto da un’immaginazione eccitata e fantasiosa, Bakunin faceva il rivoluzionario di professione, amava le società segrete e spuntava ovunque in Europa ci fosse anche il minimo sentore di un’insurrezione. Una volta aveva interrotto un viaggio da Parigi a Praga perché, imbattutosi in un gruppo di contadini tedeschi che assaliva un castello, era saltato giù dal suo mezzo di trasporto per andare a organizzare i ribelli, mettendo a profitto per l’occasione le proprie competenze di ex-ufficiale di artiglieria dell’esercito russo. Al momento di risalire in carrozza, il castello era ormai in fiamme. Bakunin aveva partecipato alle principali rivoluzioni del 1848, e per queste sue attività era stato imprigionato per sette anni, a partire dal 1849. Spostato di prigione in prigione fino a essere esiliato in Siberia, alla fine era riuscito a evadere e a raggiungere Yokohama, dove si era imbarcato per San Francisco. Ritornato in Europa più indomito che mai, nel 1871, alla bella età di cinquantasei anni, partecipava alla Comune di Lione, impadronendosi del municipio e affacciandosi teatralmente a proclamare al popolo l’abolizione dello Stato.
Marx e Bakunin un tempo si erano reciprocamente apprezzati, forse in conseguenza del fatto che entrambi si erano abbeverati alla sorgente della Rivoluzione francese. Sul piano storico, l'anarchismo e il marxismo avevano in comune il desiderio di portare la rivoluzione del 1789 al di là delle richieste della classe borghese, che mirava soltanto a sostituire la sua versione al vecchio ordine sociale ed economico dell’aristocrazia. I sostenitori sia di Bakunin sia di Marx avevano condiviso la stessa piattaforma programmatica in seno alla Prima Internazionale, fino alla rottura dell’Aja nel 1872. La scissione avrebbe fatto sì che l’appellativo di «anarchico» diventasse sinonimo di insulto tra i marxisti, per identificare chi non intendeva accettare la linea stabilita dal partito, ma l’evoluzione successiva del marxismo sovietico avrebbe dimostrato la fondatezza delle critiche bakuniniane.

Quarantanni fa ... il 77 (capitolo VI)

20 febbraio: a Torino, assaltate e incendiate le sezioni del PCI di borgo San Paolo e di via Cigna. 
21 febbraio: a Milano, alla facoltà di Lettere un’assemblea viene trasformata in processo al servizio d’ordine di Avanguardia Operaia, espulsa insieme al PDUP dal movimento. A Roma, In una affollatissima conferenza stampa viene proiettato il video-tape girato in occasione della cacciata di Lama.
22 febbraio: a Torino, sciopero degli studenti medi contro la riforma Malfatti con loro sfila una rappresentanza degli operai della Singer. A Roma, gruppo di giovani organizza una gigantesca spesa proletaria al grande magazzino “Telestore” di via del Tritone, tra i 19 arrestati per il saccheggio c’è anche il figlio del presidente dell’ENI, Alessandro Sette. A Napoli, trentamila persone in piazza contro il governo dei sacrifici, dallo spezzone composto da studenti e disoccupati si staccano gruppi che vanno a fare spese proletarie; Il circolo fascista Controcorrente viene assaltato; uno studente viene accoltellato perché ha sottobraccio L’Unità e Paese Sera. A Saluzzo, tentativo di fuga fallito e rivolta nel penitenziario della città.
23 febbraio: a Torino, viene gambizzato il caporeparto Fiat Mirafiori, Bruno Diotti, rivendicato dalle Squadre armate operaie. A Cosenza, durante una manifestazione sindacale contro la riforma Malfatti, il servizio d’ordine sindacale tenta di impedire agli studenti l’ingresso nella piazza, dando il pretesto alla polizia per intervenire e fermare quattro giovani. A Udine, una rissa tra gruppi di studenti e servizio d’ordine del PCI. A Bologna, assemblea nella sala dell’ex Borsa, 4.000 persone tra operai e studenti, forti critiche degli studenti al PCI rintuzzate dagli operai. A Cuneo, evasione dal carcere riuscita: sei persone salite sui tetti, riescono a scendere in strada e a far perdere le loro tracce.
24 febbraio: a Roma, al Tiburtino e alla Garbatella, le Unità Comuniste Combattenti assaltano e rapinano due armerie; viene occupato il liceo Castelnuovo. A Trento, corteo per protestare contro l’arresto del segretario di AO accusato di rapina. A Sassari, corteo e occupazione. A Bologna, le Brigate Rosse incendiano due auto della DC, una Citroen GS e una Fiat 124.
25 febbraio: a Roma, assemblea sulla sessualità, è la prima iniziativa del genere e ha un enorme successo, gli indiani metropolitani, che l’hanno promossa, presentano la loro dichiarazione di guerra alle giubbe grige, una specie di programma per riprendersi la città e la vita; viene emesso un mandato di cattura contro un militante del movimento, Enzo D’Arcangelo, di Lotta Continua, assistente a Statistica, accusato dell’aggressione di un fascista.
26 febbraio: a Napoli, un corteo missino si scontra con giovani di sinistra, vengono assalite due sezioni del PCI. A Roma, inizia l’assemblea nazionale del movimento, Il numero dei partecipanti è superiore ad ogni aspettativa si parla di 5.000 persone, ma al grande entusiasmo si unisce una grande confusione, a cui farà seguito una grande delusione, tutte le forze politiche, dagli «autonomi» alla FGCI, cercano di mettere le mani sull’assemblea, mentre si manifesta l’estrema eterogeneità esistente tra le differenti componenti del movimento. 
27 febbraio: a Roma, prosegue l’assemblea, ma gli indiani metropolitani, le femministe, molti studenti romani e alcune delegazioni di altre città decidono di riunirsi separatamente denunciando le prevaricazioni subite dagli autonomi che controllano in forza la presidenza, così, mentre nella’aula 1 di Economia – in un clima di intolleranza e di aggressività – si discute malamente del rapporto con gli altri strati proletari, dell’invito rivolto dalla FLM agli studenti perché partecipino al proprio convegno di Firenze, dello scontro con lo stato e il ministero degli interni, in un’aula più piccola si parla della possibilità di instaurare rapporti nuovi all’interno del movimento e tra il movimento e la politica; a tarda sera nell’aula 1 viene votata una mozione, presentata da settori dell’«area dell’autonomia» romana e milanese, che rivendica le azioni militanti di piazza Indipendenza e la cacciata di Lama, e indice una manifestazione nazionale per il 12 marzo.
28 febbraio: a Genova, vengono lanciate molotov contro il negozio Luisa Spagnoli, per protesta contro lo sfruttamento delle detenute alle quali l’azienda pagherebbe poche lire per capi che rivende carissimi, l’azione viene rivendicata con un volantino firmato Lotta Armata per il Comunismo. A Roma, due compagni, Mauro Maffioletti e Stefano Pagnotti vengono feriti a colpi di pistola da un gruppo fascista davanti al liceo romano Mamiani, Maffioletti è colpito ad una gamba, al Pagnotti un proiettile gli si conficca nel fegato.

Noi vogliamo vivere una vita cosciente

Che cosa è la volontà nella sua essenza? Non lo sappiamo. ma sappiamo forse che cosa sono nella loro essenza la materia e l'energia? Noi vogliamo vivere una vita cosciente e fattrice e il primo di questi presupposti è l'efficacia della volontà. Tutto quello che si può cercare sono le condizioni che della volontà limitano o aumentano la potenza, compito delle scienze sociali è scoprire quali sono i fatti necessari, le leggi fatali che risultano dalla convivenza degli uomini e impedire gli sforzi vani, e far sì che le volontà dei vari uomini, invece di paralizzarsi a vicenda, concorrano tutte ad uno scopo comune, utile a tutti.

Noi diciamo che bisogna fare la rivoluzione, che vogliamo fare la rivoluzione; e ci sforziamo di suscitare e riunire le volontà intente a tale scopo. Ma un obiezione fondamentale si impone. La rivoluzione, si dice, non si fa per capriccio degli uomini. Essa viene, o non viene, quando i tempi sono maturi. In pratica non si tratta che di un espediente polemico o politico. Si afferma che una cosa è impossibile quando non la si vuole. Ma poi quando una cosa interessa e piace, si dimenticano tutte le teorie, si fa lo sforzo necessario, e, se si ha bisogno del concorso degli altri, si fa appello alla loro buona volontà e della volontà si esalta la potenza.  

Io non sono un pacifista. Penso che gli oppressi si trovano sempre in stato di legittima difesa e hanno sempre il diritto di attaccare i loro oppressori. Ammetto quindi che vi sono delle guerre necessarie, delle guerre, sacre: queste sono le guerre liberatrici, come lo sono generalmente le guerre civili, vale a a dire le rivoluzioni.

giovedì 11 maggio 2017

La morale anarchica di Petr kropotkin

Noi non chiediamo che una cosa: eliminare tutto ciò che nella nostra società ostacola il libero sviluppo di questi due sentimenti, tutto ciò che travia il nostro giudizio: lo Stato, la Chiesa, lo sfruttamento; il giudice, il prete, il governo, lo sfruttatore.
Oggi, quando vediamo un Jack lo Squartatore sgozzare dieci donne tra le più povere e le più miserabili - e moralmente superiori ai tre quarti delle ricche borghesi - il nostro primo sentimento è quello dell'odio. Se noi lo avessimo incontrato il giorno in cui ha sgozzato quella donna che voleva farsi pagare da lui i sei soldi del suo tugurio, noi gli avremmo sparato una palla nel cranio, senza riflettere che la palla sarebbe stata meglio nel cranio del proprietario del tugurio.
Ma quando ci ricordiamo di tutte le infamie che hanno condotto Jack lo Squartatore a questi assassinii, quando pensiamo alle tenebre nelle quali egli vaga, perseguitato dalle immagini viste in libri immondi e da pensieri attinti da libri stupidi, - il nostro sentimento si sdoppia. E il giorno in cui sapremo che Jack è finito nelle mani di un giudice il quale ha massacrato freddamente uomini, donne e bambini, dieci volte più di tutti i Jack; quando lo sapremo tra le mani di questi maniaci a sangue freddo, o di quelle persone che mandano un delinquente qualsiasi in galera per dimostrare ai borghesi che vigilano sulla loro salvezza - allora tutto il nostro odio contro Jack lo Squartatore sparirà, e si rivolgerà altrove, e diventerà odio contro la società vile e ipocrita, contro i suoi rappresentanti riconosciuti. Tutte le infamie di uno squartatore si dileguano davanti a questa serie secolare di infamie commesse nel nome della Legge. Ed è questa che che noi odiamo.
Oggi il nostro sentimento si sdoppia continuamente. Noi sentiamo che tutti siamo più o meno volontariamente o involontariamente i sostegni di questa società.
Noi non osiamo più odiare  

L’OCEANO di Arturo Schwarz

L’oceano non è più profondo
dell’amore che abita in me

né il cielo essere più alto
o il fuoco bruciare più caldo

la libertà si è fatta gioia
se la prendo tra le mia braccia

il sempre è ancora al di qua
del tempo della nostra unione

ignoravo quanta tenerezza
e insita nel solo pensarla

ho capito che la devozione
sta solamente ne suo sguardo

con lei il sogno è la realtà
più rara dell’acqua della luna

non saprà mai quanto io l’amo
neppure lei può immaginarlo

ne io saprei che la vita
mi riserva un miracolo

Quarantanni fa ... il 77 (capitolo V)

17 febbraio: a Roma, per il comizio di Lama all’interno dell’Università militanti del sindacato e del servizio d’ordine del PCI presidiano il piazzale della Minerva dalle 7,30 di mattina, cancellando tutte le scritte fatte dagli indiani metropolitani, prima fra tutte quella a caratteri cubitali accanto ai cancelli dell’ateneo: “I LAMA STANNO NEL TIBET". Mentre viene montato su un camion il palco per il comizio, gli indiani montano su una scala da biblioteca un fantoccio a grandezza naturale per rappresentare il leader sindacale, con la scritta “NON LAMA NESSUNO". Tra il servizio d’ordine del PCI e gli indiani aumenta sempre più la contrapposizione degli slogan. Lama inizia il comizio alle 10. A un certo punto dal «carroccio» degli indiani vengono tirati palloncini pieni d’acqua colorata di vernice sui militanti comunisti. Il servizio d’ordine del PCI risponde caricando il carroccio degli indiani, ma, dopo aver travolto l’area «creativa» del movimento, entra in contatto e si scontra con l’area dei Collettivi e dell’Autonomia, che si riappropria del carroccio e lo usa per contro-attaccare. A Lettere viene organizzata un’infermeria di fortuna per i primi feriti. Quando però uno dei capi del servizio d’ordine della Federazione romana del PCI usa un estintore contro i militanti dei Collettivi, si scatenano gli scontri veri e propri. Alcuni banchi vengono rotti per farne bastoni. Alle 10,30 il sindacato decide di sciogliere la manifestazione mentre un’ultima carica spazza via il servizio d’ordine del PCI e dei sindacati. Al grido di «Via, via la nuova polizia», Lama viene cacciato dall’Università da alcune centinaia di giovani, che assaltano e demoliscono il camion che fa da palco. Gli studenti dei collettivi affrontano i militanti del PCI e dei sindacati, a bastonate, a colpi di spranga, di chiavi inglesi e a sassate, mentre il camion del sindacato viene capovolto, i vetri vengono rotti e le sponde laterali divelte. La calma torna solo quando i comunisti, usciti dall’Università, si schierano fuori dai cancelli. Il bilancio è di almeno una trentina di feriti. Nel pomeriggio, verso le 18, dopo un fitto lancio di lacrimogeni, la polizia occupa militarmente l’ateneo, mentre il movimento si ritira uscendo dagli ingressi laterali. Fino al primo marzo la città universitaria resterà chiusa con il pretesto della riparazione dei danni provocati dagli occupanti, mentre il movimento si riorganizzerà alla Casa dello Studente e nelle facoltà decentrate di Economia e Commercio, Architettura, Magistero. A Firenze, diecimila studenti partecipano alla prima manifestazione indetta dal movimento.  A Catania, dove le occupazioni durano da una settimana, viene contestato al termine di una manifestazione il comizio di Roscani, segretario nazionale della CGIL scuola.
 18 febbraio: a Torino, tafferugli all università di via S. Ottavio tra il movimento e i giovani comunisti della FGCI; irruzione della polizia in un negozio occupato di via Po 27 denominato “Alice”, arrestati per furto 7 compagni di estrazione comontista; le Br colpiscono la V lega FLM di Mirafiori, sparano alle gambe di un dirigente della Fiat Rivalta Mario Scoffone, incendiano auto di lavoratori dell’azienda automobilistica: le Squadre Operaie Armate feriscono alle gambe Bruno Diotti, caporeparto di una sezione meccanica della FIAT Mirafiori. A Roma, in mattinata scontri tra militanti del PCI e dell’autonomia davanti al liceo scientifico Francesco D’Assisi in Centocelle; in mattinata 2000 studenti vanno in corteo al Comune insieme ai disoccupati organizzati per rivendicare alcune modifiche al piano della giunta per la creazione di posti lavoro.
19 febbraio: a Torino, il Gruppo Fucile Rosso Nucleo Operaio Comunista Armato piazza un ordigno esplosivo nella stazione di Borgomanero. A Settimo Torinese, sulla strada provinciale viene fermato dalla polizia stradale Enzo Fontana, che risponde sparando ed uccide un agente, dopo aver ferito un altro agente si arrende dichiarandosi prigioniero politico.  A Roma, corteo di 50.000 studenti aperto dallo striscione «Unità degli studenti, degli operai, delle donne e dei disoccupati contro il governo delle astensioni»; Il corteo fila via combattivo e pieno di ironia di fronte alle Botteghe Oscure, quando passa di fronte a Bises, negozio di abbigliamento gruppi di compagni spaccano il vetro e distribuiscono cappotti, maglioni, camicie e giù fino alle mutande e pedalini. A Milano, corteo dei collettivi occupanti le università, scontri fra militanti di Autonomia Operaia e il servizio d’ordine di Avanguardia Operaia soprannominati gli idraulici perché caricano a colpi di chiave inglese: quattro feriti; un comunicato congiunto di tutto il movimento condanna AO e la federazione milanese del PDUP.

giovedì 4 maggio 2017

L'identificazione dell'individuo con il denaro

Questo modo di vivere la banca come ieri si viveva il tempio si dimostra, dal punto di vista delle forme economiche, ancora più oppressivo di quello concesso loro dalle sue forme cartacee e metalliche. La cashless society, infatti, è una società nella quale la penetrazione capillare dell'informatica ha raggiunto un punto tale per il quale, la materializzazione del denaro in banconote è addirittura un ostacolo alla circolazione dei capitali e, dunque, al profitto controllato in tempo reale. Ma c'è di più, questa forma immateriale del denaro crea nuove dipendenze e al tempo stesso attenua il suo triviale impatto materiale, favorendo l'identificazione dell'individuo con il denaro, costringendolo a mendicare crediti. Dunque, a mentire, simulare, falsificare e, soprattutto, a perdere il controllo sui segni materiali, che formano l'equivalente generale del valore informatizzato. In definitiva, a smarrirsi nel progresso della circolazione dell'astrazione che ha un fine: la formazione di un mercato perfetto, vale a dire, ontologico. Un mercato nel quale la prima funzione del denaro è dominare, non circolare, facilitando il passaggio della ricchezza sociale nell'immaterialità. Tutto ciò spiega perché la funzione del denaro nelle sue configurazioni moderne tende ad aumentare, invece di essere abolita. In sostanza, tende ad essere consolidata come una forza di polizia che consente i calcoli burocratici della sopravvivenza. Il fatto poi che questa funzione appaia irrazionale nella sua razionalità, non fa che dimostrare come ogni progresso sviluppi nuove contraddizioni in un sistema il cui fine ultimo è la spoliazione sociale. 

IL DIARIO DI UNA CAMERIERA di Luis Bunuel

Celestine è una cameriera, giovane ma già esperta della vita: dopo essere stata per molti anni al servizio di una contessa, a Parigi, si trasferisce presso una famiglia dell’alta borghesia di provincia, i Monteil. La sua nuova padrona è una donna acida e bigotta. Corre voce che sia perfino frigida. Suo marito conta ben poco in casa: passa il suo tempo andando a caccia e correndo dietro alle sottane delle serve. Ci prova anche con Celestine, ma senza successo. Insieme ai due Monteil vive il padre di lei, il signor Rabour, un vecchio feticista che ha una formidabile collezione di scarpe femminili. Completa il quadro di questo solido ambiente il giardiniere Joseph, un individuo poco raccomandabile, che milita nelle organizzazioni di destra. Nella villa accanto vive un vecchio ufficiale a riposo, il capitano Mauger, un uomo sinceramente triviale, che mostra tutto il suo disprezzo per i vicini scaricando oltre il muro divisorio la sua immondizia.
Alla morte del vecchio Rabour, Celestine vorrebbe lasciare il servizio. Ma quando apprende che una bimba che ella conosceva è stata violentata e uccisa nel bosco, decide di restare finché non avrà scoperto il colpevole.
Il fascino che trasuda dalla vicenda, esprimendosi in manifestazioni aggressivamente palesi nel giardiniere criminale, nell’assoluzione dei tribunali benpensanti, e tingendosi di colori caricaturali nel sagrestano segaligno, non è un elemento che artificiosamente il regista Luis Bunuel sovrappone al romanzo di Mirbeau (Le Journal d’une femme de chambre), datandone lo svolgimento una trentina di anni dopo. È piuttosto la logica conseguenza di una regola prepotente e immorale che affratella la remissività degli sconfitti, l’assenso passivo di quanti vagano ai confini della storia, l’adesione canagliesca a uno spirito di rivincita, che deriva dagli estremi sussulti di una borghesia istericamente
decisa a non arrendersi.
Il diario di una cameriera è probabilmente il film più apertamente antifascista di Luis Bunuel: era una questione più che mai personale, che alla solita ferrea volontà di porre l’accento, esponendo al ludibrio, su tutta l’ipocrisia di una classe borghese brulicante di vizi, appetiti inconfessabili e sprezzo per il prossimo, vedeva una necessità intima di combattere contro il patriottismo deviato, la xenofobia e l’arroganza di Stato con cui la Spagna di Francisco Franco perseguitava impunemente i dissidenti e gli artisti.
Intervistato sul film, Bunuel dichiara:”Con il diario di una cameriera ho voluto compiere un’introspezione sulla mentalità e la moralità della borghesia francese della provincia, negli anni intorno al ’30. La morale borghese è per me l’immorale contro cui bisogna combattere. Vi sono alcune scene, nel film, che porteranno ancora una volta il pubblico a dire che io sia un regista violento. Non credo di esaltare né la violenza né la crudeltà. Ma se per mezzo della violenza si può scoprire qualcosa, ebbene allora sono un violento. Violenza e scandalo permettono di raggiungere il cuore della gente. Il contatto migliore con il pubblico lo si stabilisce attraverso le emozioni. Per quanto riguarda il film, penso che contenga molti temi che mi sono più naturali e che riflettono i miei interessi più autentici” 

Quarantanni fa ... il 77 (capitolo IV)

10 febbraio: a Roma, nella mattinata corteo di trentamila studenti indetto da FGCI, FGR, Gioventù Acli, PDUP e AO; nel pomeriggio presidio antifascista all’istituto Fermi contro il comizio di Giorgio Almirante a Monte Mario; verso le 17,30 alcune centinaia di giovani assaltano la sede dell’MSI in via Assarotti, a Monte Mario, sparano tutti fascisti, poliziotti e manifestanti, verranno trovati 200 bossoli di pistola, feriti una donna e un militante del MSI; un altro gruppo assale la sede della Lega di rinnovamento popolare, in via Bonacossa; alle 19, in via Ojetti, una trentina di militanti di sinistra sfasciano le vetrine della Standa, mentre in via Collalto Sabino viene distrutto dalle Ronde Proletarie il magazzino Electrolux; alla facoltà di Lettere  nel pomeriggio  durante un dibattito sull’informazione, viene processato ed espulso Duccio Trombadori redattore dell’Unità per notizie false e tendenziose sul movimento. A Bologna, corteo cittadino con circa 10.000 persone.
11 febbraio: a Modena, viene occupata la facoltà di Economia e Commercio.
12 febbraio: a Milano, scendono in piazza 20.000 persone contro l’attacco alla scala mobile e la politica antioperaia di Andreotti. A Bergamo, viene compiuto un attentato contro le due palazzine del carcere modello che si sta costruendo alla periferia della città, rivendicato dalle Brigate Comuniste. A Firenze, scoppia una rissa tra fascisti e NAP nel carcere delle Murate.
13 febbraio: a Firenze, in mattinata, nel quartiere S. Croce, per due ore alcune centinaia di giovani si scontrano con la polizia, dopo la protesta contro una messa celebrata per commemorare i repubblichini di Salò. A Roma, si tiene la terza festa del movimento nella città universitaria. A Bologna, in serata la polizia carica un corteo uscito dalla città universitaria.
14 febbraio: a Torino, sospese tutte le attività didattiche, continuano i picchetti e le assemblee nelle varie facoltà. A Trento, inizia l’occupazione della facoltà di sociologia, che durerà 25 giorni. A Roma, alla facoltà di magistero viene aggredito il sociologo Franco Ferrarotti, che trova rifugio in un negozio di profumeria; nel pomeriggio una assemblea indetta a Lettere viene spostata al Rettorato, ma l’aula magna non viene aperta quindi alcune vetrate del Rettorato vanno in frantumi.
15 febbraio: a Roma, nella mattina 300 militanti del PCI dopo aver forzato i picchetti del movimento ai cancelli della città universitaria, svolgono un’assemblea a Giurisprudenza. La facoltà, serrata dal Preside, viene riaperta per l’occasione. E’ presente il segretario della FGCI Veltroni che invita alla mobilitazione tutti gli studenti, viene annunciato un comizio di Luciano Lama nel piazzale dell’università. Intanto la protesta si estende alle scuole superiori, iniziano autogestioni in molti istituti; nella mattinata all’ospedale S. Giacomo, si verificano incidenti tra la polizia e un centinaio di femministe militanti del Comitato Romano Aborto Contraccezione. A Palermo, studenti e disoccupati si uniscono a un corteo sindacale, scontri fra militanti FGCI e autonomi. A Milano, il consiglio di facoltà di Lettere e Filosofia decreta la serrata fino al 22 febbraio.
16 febbraio: a Torino, corteo unitario studenti medi e universitari con partenza da piazza Solferino. A Bologna, gli studenti disertano completamente la manifestazione del PCI nella città universitaria, e il comizio del segretario della Federazione, Imbeni. A Roma, a Chimica, l’assemblea del movimento discute del comizio di Lama previsto per il giorno seguente. A Napoli si conclude il processo contro i Nuclei Armati Proletari, ai ventidue imputati vengono inflitti 290 anni di carcere complessivi.

lunedì 1 maggio 2017

La rivolta di Haymarket square

Il primo maggio 1886 a Chicago, oltre 50.000 lavoratori proclamano lo sciopero per imporre al padronato le otto ore lavorative. In un clima di tensione, e di numerose provocazioni poliziesche, si susseguono cortei, comizi e picchetti. Il 3 maggio, davanti alle fabbriche Mc Cormick, in Haymarket square, si svolge un presidio di lavoratori per impedire azioni di crumiraggio, durante il quale prendono la parola gli esponenti di maggior spicco del movimento operaio, tra cui gli anarchici, che consideravano la campagna per le otto ore solo un primo passo verso la rivoluzione sociale. Al termine della giornata, la polizia carica i manifestanti, sparando all’impazzata. Il bilancio è di quattro morti e numerosi feriti.
La reazione operaia non si fa attendere. Il giorno seguente, 4 maggio, ventimila lavoratori e lavoratrici si ritrovano in Haymarket square, la piazza che normalmente ospitava il mercato delle macchine agricole. Gli anarchici, Spies, Parsons e Fielden, parlano alla folla, in un clima carico di tensione, ad un tratto, uno sconosciuto lanciò un ordigno contro i poliziotti che presidiavano la piazza: uno di loro venne ucciso e fu a questo punto che la polizia iniziò a sparare sulla folla uccidendo alcuni manifestanti e sette poliziotti, 
Nei giorni seguenti vengono arrestati gli anarchici che avevano dato forza e coscienza al movimento di lotta: August Spies, Samuel Fielden, Adolph Fischer, George Engel, Michael Schwab, Louis Lingg, Oscar Neebe e Albert Parsons. In buona parte sono lavoratori immigrati dalla Germania.
Il processo inizia il 21 giugno 1886 alla Cooke County. Non c’è nessuna prova a carico degli anarchici; tre di loro erano stati oratori al comizio di Haymarket, altri due non c’erano nemmeno andati, gli ultimi tre avevano lasciato la manifestazione prima dello scoppio della bomba. Il processo si svolge su un piano puramente ideologico: sotto accusa sono in realtà l’anarchismo, il socialismo e il movimento operaio.
Il 19 agosto sette degli otto imputati vengono condannati a morte: Adolph Fischer, August Spies, George Engel e Albert Parsons vengono impiccati l’11 novembre del 1887. Louis Lingg sfugge alla forca, a cui era stato condannato, suicidandosi in carcere il giorno prima dell’esecuzione. Samuel Fielden e Michael Schwab, in seguito alla domanda di clemenza, vengono graziati nel 1893, così come Oscar Neebe, condannato inizialmente a 15 anni. 
La festa del primo maggio divenne ufficiale in Europa a partire dal 1889, quando venne ratificata a Parigi dalla Seconda Internazionale. In Italia la festa del 1° maggio fu introdotta solo due anni dopo.