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martedì 22 febbraio 2011

IL GIOCO



Definizione del Gioco
Il gioco è un'attività che può possedere una funzione ricreativa, una educativa, una biologica e sociale; coinvolge una o più persone ed è basata su: un obiettivo che i/il giocatore/i devono cercare di raggiungere (che può anche essere diverso per ciascun giocatore) nell'ambito dell'attività del giuoco.
Definizione situazionista del Gioco.
Non si può  sfuggire alla confusione del vocabolario e alla confusione pratica che circondano la nozione di gioco se non considerandola nel suo movimento. Dopo due secoli di negazione attraverso una continua idealizzazione della produzione, le funzioni sociali primitive del gioco si presentano solo più come sopravvivenze imbastardite frammiste a forme inferiori he deivano direttamente dalle necessità dell’organizzazione attuale di questa produzione. Nello stesso tempo, in rapporto dello sviluppo stesso delle forze produttive, compaiono delle tendenze progressive del gioco. La nuova fase di affermazione del gioco sembra debba caratterizzarsi con la scomparsa di ogni elemento competitivo. Il problema di vincere o di perdere, finora quasi inseparabile dalla attività ludica, appare legato a tutte le altre manifestazioni della tensione tra individui per l’appropriazione dei beni. Il sentimento dell’importanza del vincere nel gioco, che si tratti di soddisfazioni concrete o più spesso illusorie, è il prodotto avvelenato di una cattiva società. Questo sentimento è ovviamente sfruttato da tutte le forze conservatrici che se ne servono per mascherare la monotonia e l’atrocità delle condizioni di vita che impongono. Basta pensare a tutte le rivendicazioni sviate per mezzo dello sport agonistico. Non solo le folle si identificano con giocatori professionisti o con certe squadre, che assumono lo stesso ruolo mitico delle stelle del cinema che simulano la vita e degli uomini dello stato che decidono in vece loro, ma anche il succedersi senza fine dei risultati di queste competizioni non cessa di appassionare chi vi assiste. La partecipazione diretta a un gioco, anche preso tra quelli che richiedono un certo esercizio intellettuale, è altrettanto poco interessante appena si tratta di accettare una competizione, fine a se stessa, nel quadro di regole fisse.
L’elemento di competizione dovrà scomparire a vantaggio di una concezione davvero più collettiva del gioco: la creazione comune degli ambienti ludici scelti. La distinzione centrale che bisogna superare è quella che si stabilisce tra il gioco e la vita corrente, in quanto il gioco viene considerato un’eccezione isolata e provvisoria. La vita corrente, condizionata finora dal problema del sostentamento, può essere dominata razionalmente e il gioco, che rompe radicalmente con un tempo e uno spazio ludici delimitati, deve invadere l’intera vita.                                                          In questa prospettiva storica il gioco non appare affatto al di fuori dell’etica, del problema del senso della vita. L’unica riuscita che si possa concepire nel gioco è la riuscita immediata sul proprio ambiente e l’aumento costante dei propri poteri. Mentre, nella sua attuale coesistenza con i residui di questa fase di declino, il gioco non può liberarsi completamente da un aspetto competitivo, il suo scopo deve essere perlomeno quello di provocare delle condizioni favorevoli per vivere direttamente. In questo senso è ancora lotta e rappresentazione: lotta per una vita a misura del desiderio, rappresentazione concreta di una simile vita.

ANARCHIA E ANARCHISMO


L’importanza del pensiero malatestiano sta soprattutto nella sua teoria dell’azione, nell’aver delineato e approfondito i termini generali dell’agire anarchico, sia in senso etico, sia in senso razionale.   
Errico Malatesta presentando la “summa” del pensiero anarchico ha diviso l’Anarchia (il fine) dall’Anarchismo (il mezzo). Con questa grande divisione tra anarchismo e anarchia, Malatesta cerca di conferire al primo la sua massima valenza realistica e alla seconda la sua più alta espressione etica. Il primo si media con la storia, acquisendo tutti i giudizi di fatto che questa produce nel suo continuo mutamento, la seconda si mantiene contro la storia perché il processo storico non può mai coincidere con i giudizi di valore che l’anarchia esprime. L’anarchia è l’ideale che potrebbe anche non realizzarsi mai, così come non si raggiunge mai la linea nell’orizzonte che si allontana di tanto in quanto uno avanza verso di esso, invece l’anarchismo è metodo di vita e di lotta e deve essere, dagli anarchici, praticato oggi e sempre, nei limiti delle possibilità variabili secondo i tempi e le circostanze. L’anarchia è l’ideale, la meta mai completamente raggiungibile della libertà e dell’uguaglianza, e dunque è tutto ciò che sta alla base dell’agire anarchico; l’anarchismo, invece, costituisce l’insieme teorico-pratico della traduzione qi questi valori e di questi motivi nel processo storico e come tale fa da tramite dinamico fra deduzione mutevole e relativa del presente e gli obiettivi universali del futuro. L’anarchismo può quindi utilizzare e far proprio qualunque strumento di comprensione dell’esistente mentre l’anarchia non ha bisogno, per sussistere, di essere “giustificata” da tale spiegazione.   

giovedì 10 febbraio 2011

DIGGERS

I diggers (scavatori o zappatori) furono un movimento popolare sviluppato in Inghilterra nel periodo 1648-50 a causa delle estreme condizioni di povertà della gente comune.
Il fenomeno nacque, secondo alcuni autori, con l’ausilio di aderenti al gruppo di levellers (un movimento politico religioso inglese del XVII secolo, noti per la loro filosofia rivolta alla democrazia sociale e per la lotta a favore della tolleranza religiosa), con la ricoltivazione da parte della povera popolazione locale di terreno pubblico abbandonato, dapprima nella contea del Buckinghamshire nell’inverno 1648, ed in seguito nell’aprile 1649, nella contea del Surrey, intorno all’area di St. George’s Hill e Cobham Heath. Qui si distinse il reverendo William Everard che con i suoi seguaci disboscarono e coltivarono terreni oramai lasciati andare.
 I Diggers muovono richieste radicali, aspirano ad una sorta di comunismo primitivo, restituire al popolo inglese la terra. Creare una società dove la terra è un tesoro comune, dove non esiste più la proprietà privata, considerata un abuso della legge e uno sfruttamento dell’uomo sull’uomo e nella quale non sono previste forme di compra-vendita.
Poco più di trecento anni dopo, la visione socio-culturale e lo spirito umanitario dei Diggers inglesi attecchiscono di nuovo, dall’altra parte del mondo.
I San Francisco Diggers nascono a metà degli anni sessanta, dall’evoluzione di due tradizioni “radical” tipiche della Bay Area: la scena artistica teatrale, underground e bohèmienne; e il movimento pacifista e per i diritti civili della nuova sinistra.
I Diggers combinano performance teatrali da strada con azioni anarcoidi, e happenning artistici con l’ambizione di creare una “free city”, una città libera. La loro attività più nota è quella della distribuzione di cibo gratuito. Lo fanno tutti i giorni, al Golden Gate Park. Si recano al mercato all’ingrosso di frutta e verdura, al porto quando rientrano i pescherecci, negli allevamenti di polli di Petaluma, nei grandi panifici della città. Vanno, e chiedono gratis gli scarti, quello che la gente non comprerebbe mai: ali pollo, frutta bacata, pane raffermo. Ripulendo e cucinando il tutto preparano pranzi appetitosi.  Così come, tutti i giorni, i Diggers riciclano quello che loro chiamano “surplus energy”. In pratica, in alcuni negozi deputati al proposito (Free Store) i Diggers creano depositi di prodotti vari, che possono essere ritirati gratis da chi ne ha bisogno.
Il gruppo anarchico/teatrale conia anche numerosi slogan che diventano modo di dire piuttosto diffusi anche al di fuori di Haight-Ashbury. I più efficaci sono “Do your own thing, be what your are” (fa quello che vuoi, sii quello che sei) o “ Today is the first day of the rest of your life” (oggi è il primo giorno del resto della tua vita).
Ma sono tante le invenzioni dei Diggers, molte delle quali anticipano mode (o abitudini) ancora oggi assai popolari. Dal pane integrale cotto al forno quotidianamente alla prima Medical Clinic, l’ospedale gratuito.
Dagli abiti lavati e tinti con colori sgargianti per ricreare gli effetti psichedelici delle visioni allucinogene, alla celebrazione pubblica di eventi naturali ignorati dalle società occidentali, come solstizi ed equinozi.
La vita è una forma d’arte sociale, ma bisogna viverla, non c’è bisogno di alcuna ideologia. Ognuno diventa il poema di se stesso

giovedì 3 febbraio 2011

L'instrumentation est une affaire de morale

se io scrivo che un tipo tira fuori dalla sua giacca un Wz 63 (Pistolet Maszynowy wz.63 Concepito da Piotr Wilniewczyc, Pistola - mitrailleur modello 1963 costituiva l'arma di dotazione di commando, dei tankistes, dei poliziotti e dei membri dei servizi di sicurezza polacchi a partire di 1963. La sua destinazione militare prima gli valse il soprannome di RAK acronimo polacco per arma automatica dei commando).
, cosa voglio dire? Che in questo mondo (...) la gestione della violenza va fatta in particolare con piccole imboscate, spesso in piena città. Sottintendo quindi che molti esperti tecnici, operai e macchine sono consacrati alla fabbricazione di un 'arma a tiro rapido che può essere nascosta sotto la giacca. Se un lettore giudica semplicemente pittoresca l'apparizione di un p.m. Ingram con silenziatore (Ingram MAC-11: Pistola mitragliatrice per solo Terroristi, controparte americana dell'IMI Uzi, alto volume di fuoco.  - Calibro: 45 acp) o di un Wz 63, non sa leggere. Se uno scrittore utlizza gli stessi oggetti in un contesto pittoresco, questo scrittore non sa nè leggere, nè scrivere. I mezzi giudicano il loro fine.."   
Nel romanzo criminale violento e realista all'americana (il noir vero e proprio), l'ordine del Diritto non è equo, è transitorio e in contraddizione con se stesso. In altre parole, il Male domina storicamente. Il dominio del Male è sociale e politico. Il potere sociale e politico è in mano a delinquenti. Più precisamente, capitalisti senza scrupoli, alleati o identici ai gangster delle organizzazioni criminali, hanno assoldato politici, giornalisti e altri ideologi, come pure magistrati e poliziotti, senza dimenticare i sicari. Così avviene ovunque questa gente, divisa in clan, lotta con ogni mezzo per accaparrarsi mercati e profitti. Si riconosce qui un'immagine grossomodo analoga a quella che la critica rivoluzionaria ha della società capitalistica in genere. È lampante..."


"Il giallo è la grande letteratura morale della nostra epoca.  O più esattamente, dell'epoca che sta ormai volgendo al termine, quella della controrivoluzione che regna incontrastata."
(Jean - Patrick Manchette)